La protagonista Chantal si ritrova in difficoltà dopo la misteriosa morte di un uomo al Teatro dell’Opera, nell’inverno di Budapest. È accusata di colpevolezza e cerca qualcuno che possa dimostrare la sua innocenza. Una vecchia conoscenza della donna, Mae Son-Jun, si offre di aiutarla: egli è uno scrittore di gialli ed un investigatore a tempo perso, in grado di indagare su questo mistero e scovare il vero omicida. Delitti, furti e tentati omicidi si alternano nel corso della storia e, pian piano, il puzzle inizia a combaciare, facendo venire a galla un oscuro passato. Mae Son-Jun si trova ad analizzare non solo le vicende, ma anche le zone più profonde del proprio animo, attraverso un vero e proprio turbinio di emozioni. Il libro è in grado di creare curiosità e suspence, tenendo il lettore con il fiato sospeso fino all’ultima pagina.

“Ballo In Fa Minore” è il terzo romanzo della serie dedicata all’investigatore Mae Son-Jun. Oltre alla richiesta del pubblico, cosa ti ha spinto a portare avanti le vicende di questo personaggio?

Il fatto che strada facendo me ne sia innamorata, direi. Ma anche questo non sarebbe stato sufficiente, per dare un seguito ai primi due libri della serie. Il fatto è che Son-Jun aveva altre storie da raccontare. Tuttavia, non scelgo a priori il protagonista della mia storia. Nasce prima la storia. Nel caso di Ferite a Fior di Labbra, infatti, ho pensato subito non fosse adatta per lui.

Ogni capitolo presenta un codice di Spotify da scannerizzare. Ti sei occupata personalmente della scelta delle canzoni? Su quale criterio ti sei basata?

Sì, le ho scelte io pensando al “mood” dei capitoli.  Ne avevo molte altre in mente, ma alla fine ho dovuto fare una cernita. Io vivo una vita intrisa di musica fin dalla nascita, pur non essendo figlia di musicisti. Ascolto musica continuamente, anche mentre leggo e scrivo. La musica non è solo una fedele compagna, ma anche continua fonte d’ispirazione, una cura, una forma di connessione con il mondo.

Qual è il personaggio in cui ti rispecchi maggiormente? Perché?

In “Ballo in Fa Minore”, direi che mi identifico abbastanza nelle sorelle Torpe, a parte gli acciacchi dell’età. Più in generale, i personaggi che per aspetti diversi mi assomigliano di più sono Silvia Nocenti in “La Casa Gialla” ed Emma Silvestri in “Ferite a Fior di Labbra”.

Credi che la scrittura sia uno dei modi migliori per conoscere se stessi e il mondo circostante? Se sì, perché?

La scrittura richiede capacità di osservazione e di introspezione, ma anche la capacità e la disponibilità emotiva a descrivere ciò che si è osservato, fuori e dentro di sé. Credo comporti anche una buona dose di empatia. Scrivendo, poi, avviene una curiosa alchimia. Anche ciò che vive al di sotto della linea della coscienza, o della consapevolezza se vogliamo, sale in superficie, emerge e si fonde con la parola scritta, che dunque diventa rivelatoria di ciò che sentivamo, ma che ancora non avevamo elaborato in forma cosciente.